C’era una volta la sala d’attesa in cui ogni paziente, rispettoso della propria e dell’altrui privacy, aspettava in silenzio il suo turno per parlare con il medico. Le cose, però, sono cambiate: il malato ha smesso di essere passivo e ha di fatto rivoluzionato il rapporto medico-paziente grazie al web.
Adesso, per incontrare il medico e altre persone nelle stesse condizioni di salute non c’è più bisogno della sala d’attesa, ma basta accendere il pc o navigare con lo smartphone per avere un confronto schietto tra i pazienti che ha permesso di:
- essere più informati sulla malattia grazie alle testimonianze dirette;
- scegliere i medici e le strutture clinico-ospedaliere;
- sentirsi compresi.
Questo significa che gli utenti che si informano sul web conoscono sia le notizie diffuse da medici e siti specializzati, sia ciò che raccontano altri utenti nella stessa situazione, e quasi di certo chi convive con un disturbo darà dettagli e prospettive diverse rispetto agli approfondimenti medici: un plus.
Tra le informazioni date da chi lascia la propria testimonianza online, c’è la valutazione delle cliniche, dei medici e delle terapie seguite. Attraverso l’assegnazione di un punteggio e la condivisione di un commento, gli utenti evidenziano le realtà virtuose e sottolineano le criticità di quelle che lo sono meno. Per chi deve scegliere da chi e dove farsi curare, il rating diventa dunque un parametro basilare che, oltre ai pazienti, coinvolge i medici e le strutture sanitarie. E già, perché blog, forum, community e social network sono diventati la sala d’attesa di un grande studio medico virtuale dove si incontrano sia i pazienti che i dottori. Ecco allora che il rapporto medico-paziente nasce online prima ancora che di persona, e cosa accade? Da un lato c’è un utente-paziente informato perché ha letto, scritto, condiviso e raccontato sul web la sua condizione confrontandosi con le notizie e le testimonianze trovate su blog, community, forum e siti; dall’altra c’è il medico che, oggi più che mai, deve riuscire ad allontanare il rischio di autodiagnosi e autoterapia, ed essere capace di usare gli strumenti del web adottando un linguaggio chiaro, professionale ma il più possibile lontano dal medicalese.
Per i medici e le strutture sanitarie, dunque, essere assenti o presenti online ed essere capaci o meno di valorizzare il proprio esserci sono diventati il discrimine tra l’avere o non avere visibilità come specialisti e, di conseguenza, attrarre nuovi pazienti. È una riflessione che introduce un ulteriore aspetto della salute 2.0 e merita un successivo approfondimento: per questo post direi che può bastare così. Vi ringrazio di essere arrivati fino a qui e vi chiedo: che tipi di pazienti siete? Quanto vi informate sul web? Anche voi cercate un medico online, come?
Per approfondimenti: Come si parla in rete: medici, ospedali e terapie.