Mai sentito parlare di medical writing? È una professione impegnativa e affascinante in cui la formazione medica, la competenza linguistica e la capacità di comunicare si fondono. Cosa fa il medical writer? Come si diventa uno scrittore di testi medici e, in Italia, quanto spazio c’è per un professionista della comunicazione medica? L’ho chiesto a Tiziano Cornegliani, Medical writer e docente al Master in Editoria cartacea e digitale presso l’Università Cattolica di Milano.
Salve Tiziano, ben ritrovato su Scrivere di salute e grazie per aver accettato il mio invito a parlare della sua professione. Cominciamo dal nome: medical writer. In modo superficiale potrei tradurlo in “scrittore di testi medici”, in realtà cosa scrive concretamente un medical writer, è corretto definirlo un technical writer specializzato in medicina?
In effetti, il medical writer è “colui che scrive testi medici”, tuttavia questi possono essere molto diversi tra loro e richiedere pertanto competenze altrettanto diverse. Un conto, per fare degli esempi, è scrivere pagine destinate al web, un altro contenuti per siti di aziende farmaceutiche, un altro ancora documenti regolatori o studi clinici. Esiste indubbiamente un denominatore comune, l’abilità nello strutturare e scrivere informazioni di carattere medico che devono essere sempre corrette e chiare, ma è ovvio che rivolgendosi a destinatari diversi l’approccio e il linguaggio cambieranno.
Un po’ di informazioni pratiche: come si diventa medical writer? Quale formazione è necessaria e quali attitudini possono essere utili? Insomma, cosa consiglierebbe di fare a una persona che vuole abbracciare questa professione?
Idealmente, una formazione medica. La Medicina (l’uso della maiuscola è qui voluto) è una scienza complessa, con una terminologia ricchissima e altamente specifica e trattare questa materia senza essere medici o almeno avere una buona formazione può essere molto pericoloso. Tante volte sono tentato dallo scrivere un manualetto in cui raccogliere gli errori più clamorosi che ho rinvenuto in traduzioni mediche o in altri scritti elaborati da non addetti ai lavori: ci sarebbe da ridere, o da piangere…
Tuttavia, è altrettanto vero che un medico di solito non fa il medico per poi diventare medical writer e anche che, mediamente, i medici scrivono piuttosto male (a partire dalle ricette…) o almeno non hanno quegli strumenti linguistici e lessicali propri di chi fa della scrittura il suo mestiere. Certamente occorre: 1) formazione e conoscenze almeno quanto basta, 2) un continuo, incessante aggiornamento tanto del proprio sapere medico quanto degli sviluppi e progressi in medicina, 3) passione e – naturalmente – 4) saper scrivere con capacità di sintesi e chiarezza.
Il ruolo del medical writer è anche quello di fare divulgazione medica destinata a pazienti e non addetti ai lavori. Dunque, la scrittura del medical writing ha dei punti di contatto con quella del marketing? Per esempio, è persuasiva?
Nei confronti del paziente e dei non addetti ai lavori, il medical writer NON deve essere un “uomo di marketing”, meno che mai persuadere (nel senso letterale della parola: “indurre qualcuno a credere, dire o fare qualcosa”). Altro è nel campo farmaceutico: l’industria farmaceutica ha bisogno di produrre documenti ben strutturati. Nel processo di approvazione di un farmaco, per esempio, occorrono documenti conformi agli standard che i medici e le regulatory agency devono leggere e capire rapidamente. Si tratta di documenti complessi, protocolli clinici di studio, relazioni di studi clinici, moduli di consenso, documenti di sintesi, schede tecniche per i farmaci da immettere in commercio.
Questo sì che ha a che fare con il marketing: il marketing farmaceutico.
Una volta di più, poi, si capisce quanto sia diverso scrivere per il pubblico, fare informazione sanitaria o scrivere per gli addetti ai lavori. Sempre di medical writers si tratta, ma con competenze e preparazione anche diversissime tra loro.
Oltre a essere un medical writer, lei è anche docente al Master in Editoria cartacea e digitale presso l’Università Cattolica di Milano e autore de “La farmacia dei libri: rimedi per l’anima”. Mi pare di capire che lei sia un amante della letteratura. Come si conciliano l’animo tecnico-scientifico e quello umanistico?
La letteratura è la mia passione, al punto che ho fatto mia una frase di Anton Čechov, il grande scrittore russo, che era anche medico: “La medicina è la mia moglie legittima, la letteratura è la mia amante: quando mi stanco dell’una, passo la notte con l’altra”.
E poi le due cose non sono affatto antitetiche: la Medicina è la scienza più umana che esista perché si prende cura dell’uomo. La letteratura annovera molti grandi scrittori che erano medici: oltre a Čechov, che io amo smisuratamente, Céline (l’autore di Viaggio al termine della notte), Schnitzler (l’autore di Doppio sogno da cui Kubrick trasse Eyes Wide Shut), Cronin, Tobino, il contemporaneo Andrea Vitali, per non dire di Freud, Jung, Oliver Sachs…
Quanto alla Farmacia dei libri, è solo un libricino in cui do consigli di letture sui grandi temi della vita, appunto i “rimedi per l’anima”. Indicazioni di lettura che vogliono essere di stimolo e di guida a quanti desiderano leggere libri – come direbbe Flaubert – “non per divertirsi, come fanno i bambini, o per istruirsi, come fanno gli ambiziosi, ma semplicemente per vivere”.
Chi segue un percorso di studi umanistici spesso sogna di diventare blogger, web writer, copywriter, mentre pochi pensano a diventare professionisti del technical writing. Secondo lei, in Italia ci sono sbocchi professionali per i technical writer in generale e i medical writer in particolare?
Nel nostro Paese la figura del medical writer non è né riconosciuta né valorizzata quanto dovrebbe: in altre nazioni ci sono specifiche associazioni e organizzazioni professionali (l’American Medical Writers Association [AMWA], la European Medical Writers Association [EMWA] e persino la Russian Medical Writers Association [RMWA]…), ma in Italia, neanche a parlarne… I loro scopi sono numerosi: certificano la qualità degli iscritti e danno valore alla professionalità, mettono a disposizione degli associati un’enorme quantità di documentazione, promuovono lo sviluppo professionale aiutando a trovare opportunità di carriera e, non ultimo, stabiliscono un tariffario standard…
È difficile pertanto lavorare in questi ambiti in Italia, però voglio credere che poco per volta si vada nella direzione di dare a questa figura la dignità che merita e compensi altrettanto dignitosi.
L’affermazione della social e digital health e la crescente attenzione del web verso la salute e la medicina hanno influito in qualche modo sul suo lavoro e sul suo modo di lavorare?
Proprio recentemente, un addetto ai lavori, nel corso di una conversazione, mi ha detto una frase lapidaria: “Se oggi, in Italia, ci sono 4 posti di lavoro, questi sono sul web”. Non mi è piaciuto sentirmelo dire, perché io vengo dall’editoria tradizionale e amo molto la carta e i libri, ma temo che sia vero quanto ha detto. Oggi tutto ciò che si muove pare effettivamente avere a che fare con la rete. Tuttavia, non bisogna piegarsi incondizionatamente ad essa. Se, per esempio, è utile e consigliabile saper scrivere per il web è altrettanto vero che non credo che i contenuti, per non dire la forma e l’eleganza di scrittura, vadano sacrificati alle regole delle parole chiave, da linkare ecc. ecc. I contenuti, l’informazione veritiera, esatta, precisa devono restare il comandamento primo di chi scrive di salute e non vanno piegati ad alcuna convenzione.
Grazie Tiziano per i suoi preziosi consigli e ci tenga aggiornati sulla sua ultima fatica, il Manuale di redazione medico-scientifica, scritto a quattro mani con Cristina Rigutto. Buon lavoro!
… Verrà pubblicato tra aprile e maggio dalla Editrice Bibliografica. Il contributo della dottoressa Cristina Rigutto, grande comunicatrice di scienza, è stato e sarà fondamentale. Grazie a lei, Maria Grazia, e al suo bellissimo blog che ho portato quale esempio ai miei studenti del Master di come una laureata in lettere possa fare un’ottima e corretta informazione medica.
Tiziano Cornegliani, note biografiche
Medical writer, medical editor, redattore medico-scientifico freelance, collabora e ha collaborato con le maggiori Case editrici del settore.
Insegna “Tecniche di redazione scientifica” al Master di Editoria cartacea e digitale dell’Università Cattolica di Milano.
Autore di un volume sul corpo umano pubblicato da DeAgostini Scuola/CEDAM e in adozione nelle scuole secondarie di primo grado (Evoluzione), del Manuale di redazione medico-scientifica di imminente pubblicazione da Editrice Bibliografica (con Cristina Rigutto) e del volume La farmacia dei libri. Rimedi per l’anima.
Tiziano Cornegliani è stato già mio ospite con Da 1 a 10: che valore dai al tuo dolore?