Sul numero di ottobre 2022 de Le Scienze Telmo Pievani – Professore ordinario di Filosofia delle scienze biologiche dell’Università degli Studi di Padova – ha dedicato un articolo alla capacità delle attitudini antiscientifiche di creare illusioni di sapere per troppa fiducia nelle proprie conoscenze.
Credo sia una riflessione meritevole di approfondimento considerato che mai come negli ultimi due anni la scienza è stata centrale nel dibattito di un pubblico sia specialistico che generalista.
Mai come durante le fasi acute della pandemia da Covid-19 abbiamo avuto la possibilità di assistere “in diretta” alla scoperta di un nuovo virus e alla definizione di terapie preventive e curative. I traguardi dei ricercatori sono stati prontamente comunicati attraverso tutti i canali disponibili – tv, radio, carta, web – in maniera spesso frettolosa (per dare risposte veloci alla popolazione), confusa (per una mancata concertazione comunicativa) e contraddittoria (perché scoperte più recenti possono mettere in discussione quanto appreso nelle fasi precedenti). La compresenza di tali fattori ha permesso anche a una platea di persone senza competenze medico-scientifiche di esprimere il proprio parere con toni autorevoli. La Covid-19 è solo l’ultimo e più ampio campo di osservazione di tale fenomeno che si può riscontrare in numerosi altri ambiti.
Quello che qui mi interessa indagare è: perché alcune persone incompetenti si sentono competenti a tal punto da catalizzare il dibattito pubblico? Cosa muove le attitudini antiscientifiche, quali rischi comportano? Si possono contrastare?
Effetto Dunnig-Kruger: perché il ladro senza maschera era certo di non essere riconosciuto
Che ignoranza faccia rima con saccenza è cosa nota da tempo: già oltre un secolo fa, nell’opera L’origine dell’Uomo, Darwin aveva affermato che “l’ignoranza genera più fiducia della conoscenza”.
A differenza di un passato così lontano da noi, oggi abbiamo evidenze scientifiche che spiegano la presunta eccellenza dell’ignoranza. Il pretesto per analizzare il fenomeno è stato un curioso fatto di cronaca che ha attirato l’attenzione del docente di psicologia della Cornell University, David Dunning, e del suo allievo Justin Kruger. Nel 1995 a Pittsburgh, McArthur Wheeler decise di rapinare due banche nello stesso giorno senza indossare maschere o travestimenti pur essendo ben consapevole di essere ripreso dalle telecamere di sicurezza. Al momento del suo arresto l’uomo, incredulo, dichiarò: “Ma io indossavo il succo!”. Era convinto che il succo di limone rendesse invisibili anche le persone oltre che le parole scritte su foglio tenuto lontano da fonti di calore. Inoltre, per essere certo di essere invisibile, prima di rapinare le banche McArthur si scattò una foto con la Polaroid ma, per sbaglio, riprese il soffitto e non il suo volto così si convinse di avere ragione.
Sconcertato dall’accaduto, il Prof. David Dunning si chiese come fosse possibile che una persona potesse avere piena fiducia in un metodo così palesemente insensato. Il Prof. Dunning giunse a pensare che se McArthur Wheeler era tanto stupido per fare il rapinatore forse lo era altrettanto per non accorgersi di essere così troppo stupido. Insieme al suo allievo Justin Kruger, il Prof. Dunnig decise di sperimentare, studiare e misurare la propensione degli incompetenti a sopravvalutarsi. L’esito dello studio è ciò che conosciamo come effetto Dunnig-Kruger: un bias cognitivo che si manifesta con una distorsione della percezione delle proprie capacità. In sostanza: chi è incompetente in un determinato campo è talmente inconsapevole della propria incompetenza oggettiva da ritenersi esperto più di quanto faccia chi è oggettivamente competente.
Nella maggior parte dei casi, a cadere nella trappola del bias Dunnig-Kruger non sono le persone totalmente ignoranti circa una materia ma coloro che ne hanno appreso dei principi e, con quel poco che sanno, si ergono a esperti. Al contrario, le persone davvero esperte in un determinato ambito tendono a sottovalutare il proprio sapere mostrandosi di fatto più dubbiosi di chi ne sa meno. Il motivo è da ricercare nel grado di conoscenza: chi conosce una tematica per sommi capi è inconsapevole e incapace di valutare tutti gli elementi, quindi è sicuro delle poche certezze che ha; chi conosce a fondo una tematica è consapevole della complessità di tutte le variabili in atto e ha un atteggiamento cauto. Una conclusione che ricorda la nota affermazione socratica riportata da Platone nell’Apologia di Socrate del IV secolo a.C.: “il saggio è colui che sa di non sapere”.
Il rifiuto della scienza: le convinzioni soggettive hanno conseguenze collettive
L’effetto Dunnig-Kruger spiega in parte per esempio perché, durante la pandemia da Covid-19, virologi, immunologi ed epidemiologi si sono generalmente espressi in modo più cauto e dubbioso rispetto a certi sedicenti esperti. Perché le attitudini antiscientifiche sono così attraenti? La risposta arriva dall’esito di una ricerca svolta dallo scienziato cognitivista Steven Sloman della Brown University insieme al suo team di ricercatori. Il Prof. Sloman ha posto questionari su 7 temi eterogenei – i vaccini contro la Covid-19, il cambiamento climatico, il bing bang, l’omeopatia, l’energia nucleare, l’evoluzione umana e gli OGM – e ha analizzato la relazione tra l’opposizione al consenso scientifico consolidato, le competenze effettive dei contestatori e quanto questi presumono di sapere. È emerso che i più forti oppositori del consenso scientifico sono convinti di saperne più degli altri anche se le risposte ai questionari dicono tutt’altro.
Si evince che la conoscenza oggettiva di una persona – ciò che davvero sa – si contrappone alla conoscenza soggettiva – ciò che una persona presume di sapere. Inoltre, chi ha maggiore capacità di ragionamento e di ricerca trova facilmente il modo di confermare la bontà delle proprie convinzioni e di strumentalizzare ogni informazione per supportare le proprie tesi antiscientifiche. Rifiutare la scienza è una posizione personale con pesanti ricadute collettive: danni economici, pericolosi comportamenti antisociali, malattie, morte. Emendare l’attitudine antiscientifica, però, è impresa ardua se si pensa che anche le campagne di informazione sortiscono l’effetto contrario: fortificare le convinzioni di chi sostiene tesi antiscientifiche.
Fonti e approfondimenti:
https://qz.com/986221/what-know-it-alls-dont-know-or-the-illusion-of-competence
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/29966822/
https://pubmed.ncbi.nlm.nih.gov/10626367/
https://www.brown.edu/news/2022-08-09/overestimation
https://www.medicalfacts.it/2020/12/31/effetto-dunning-kruger-attenzione-alla-trappola-cognitiva/
https://nuovoeutile.it/effetto-dunning-kruger/