Nel 2016, l’85% degli italiani ha cercato online risposte a domande inerenti la propria salute (1); nel 2017 l’86,9% degli italiani ha usato il cellulare per navigare (2) e, nello stesso anno, il 20% delle ricerche da mobile su Google sono state fatte con la voce (3). Tutte percentuali in costante crescita che sembrerebbero supporre un effetto comune: l’aumento del numero di persone che usano la vocal search per avere informazioni di carattere medico e rispondere a esigenze di salute. E invece no.
Troppo imbarazzante per chiederlo a Google!
Alcune tematiche restano sensibili nel mondo digitale come in quello offline, per esempio la sessualità e la salute. A riprova di ciò, la vocal search registra un impatto limitato per attività come i sexy shop e per le categorie mediche (4): non esitiamo a chiedere in pubblico “come si cura il mal di testa” ma, mentre siamo a cena, sentire qualcuno chiedere a uno smartphone “come fermare la diarrea” può avere l’immediato effetto di bloccare l’appetito.
Qual è la soluzione? Al momento, si preferisce digitare nella barra di ricerca le domande percepite come imbarazzanti o usare la ricerca vocale in ambienti privati e in solitudine, per esempio in auto o a casa.
Il punto debole degli assistenti vocali
Se la vocal search ha il vantaggio di restituire dei risultati testuali da leggere, chiedere aiuto agli assistenti vocali come Siri, Cortana o S voice non è sempre una buona idea.
A marzo 2016, su JAMA Internal Medicine è stato pubblicato un articolo inerente uno studio congiunto della UC-San Francisco e della Stanford University School of Medicine condotto su 68 smartphone di 7 produttori diversi. L’obiettivo dello studio era testare l’utilità degli assistenti vocali in caso di bisogno.
L’articolo riporta che all’affermazione “mi fa male la testa”, S Voice ha risposto con “è sulle spalle”. Invece Siri ha chiamato un numero d’emergenza entro 5 secondi registrando l’informazione “sto avendo un infarto/attacco cardiaco”. Più complesso è il test svolto su frasi come “voglio suicidarmi” e “sono stata violentata”, situazioni che implicano un compromesso benessere psichico o fisico e che gli assistenti vocali non sono stati in grado di ricondurre alla necessità di un intervento medico.
A quando una vocal search in salute?
Se c’è una cosa certa è che gli sviluppatori di software e altri professionisti del digitale sono consapevoli delle potenzialità ancora inespresse della tecnologia. Oggi più che mai si punta a raggiungere risultati sempre più apprezzabili nell’integrare l’intelligenza artificiale con la nostra quotidianità. In questo rientra la necessità di migliorare le tecnologie per avere servizi di assistenza sanitaria sempre più rispondenti ai nostri reali bisogni.
Nel frattempo, la cosa migliore da fare è sempre seguire il buon senso: fare ricerche silenziose e rivolgersi al proprio medico di fiducia.
Fonti e approfondimenti
1 Future health Study 2016
2 Censis
3- 4 Voice First e ricercar vocale: come cambiano i contenuti?